LA STORIA
Il Nome
Il nome "Argentina" deriva dal latino argentum (argento). Quando i primi conquistadores spagnoli scoprirono il Río de la Plata, chiamarono il suo
estuario Mar Dulce ('Mare Dolce').
Le popolazioni indigene offrirono doni in argento ai sopravissuti di un naufragio guidati da Juan Díaz de Solís.
La leggenda della Sierra del Plata – una montagna ricca di argento – raggiunse la Spagna attorno al 1524, e il nome venne messo su stampa per la prima volta su una mappa Veneziana del 1536.
La fonte dell'argento era l'area sulla quale nel 1546 sarebbe stata fondata la città di Potosí.
Una spedizione che seguì il percorso dell'argento risalendo i fiumi Paraná e Pilcomayo, raggiunse
la fonte solo per trovarla già rivendicata da esploratori che l'avevano raggiunta partendo da Lima, la capitale del Viceregno.
Il nome Argentina iniziò ad essere usato estesamente nel libro del 1612 Historia del descubrimiento, población, y conquista del Río de la Plata (Storia della scoperta, popolamento e conquista del Río de la Plata)
di Ruy Díaz de Guzmán, in cui il territorio veniva chiamato Tierra Argentina (Terra d'Argento).
Colonizzazione Europea
La storia della penetrazione Europea, in Argentina, inizia nel 1516 anno in cui Juan Diaz de Solis,
toccò l’estuario del Rio de la Plata. Ciò favorì lo sviluppo della colonia cui mirarono anche i Portoghesi, installatisi
sulla sponda orientale del fiume. Nel 1776, la colonia fu elevata a vicereame e, con il suo sviluppo, si formarono anche
le prime aspirazioni all’indipendenza , maturatesi solo in età napoleonica. Proclamata ufficialmente l’indipendenza nel 1816,
l’Argentina fu scossa da una serie di dittature, guerre e colpi di stato. Dopo quello del giugno 1943, cominciò l’ascesa politica
del colonnello Peron, interrotta da un colpo di stato che lo costrinse all’esilio e che diede inizio a quasi trent’anni di governo militare.
Nel 1983 fu eletto presidente R. Alfonsin, cui succedette, nel 1989, C. Menem. I pesanti costi sociali delle riforme economiche volute da Menem, portarono
all’elezione nel 1999 di Fernando De La Rua impegnatosi nella lotta alla corruzione e nella ripresa dei processi contro numerosi esponenti della dittatura
militare ma costretto a dimettersi in seguito alla gravissima crisi economica scoppiata alla fine del 2001. Attuale presidente dell’Argentina è Duhalde.
I primi segni della presenza umana in Argentina si trovano in Patagonia (Piedra Museo, Santa Cruz), e risalgno all'11.000 a.C. Attorno all'anno 1 d.C. diverse civilizzazioni basate sul mais si svilupparono nella regione delle Ande Occidentali (Santa María, Huarpes, Diaguitas, Sanavirones, tra le altre).
Nel 1480, l'Impero Inca, sotto il regno dell'imperatore Pachacutec, lanciò un'offensiva e conquistò l'odierna parte nord-occidentale dell'Argentina, integrandola in una regione chiamata Collasuyu. Nell'area nord-orientale, i Guaraní svilupparono una cultura basata sulla yucca e la patata dolce. Le aree centrali e meridionali (Pampa e Patagonia) vennero dominate da culture nomadi, unificate nel XVII secolo dai Mapuche
Buenos Aires nel 1536.
Gli esploratori europei arrivarono nel 1516.
La Spagna nel 1580 stabilì una colonia permanente dove oggi sorge Buenos Aires; il Viceregno del Río de la Plata venne creato nel 1776. Nel 1806-1807 l'Impero Britannico lanciò due invasioni contro Buenos Aires, ma la popolazione creola respinse entrambi i tentativi. Il 25 maggio 1810, dopo la conferma delle voci circa la detronizzazione di re Ferdinando VII da parte di Napoleone, i cittadini di Buenos Aires sfruttarono la situazione a proprio vantaggio e crearono la Prima Junta di Governo (Rivoluzione di maggio). La formale indipendenza dalla Spagna venne dichiarata il 9 luglio 1816 a Tucumán.
Nel 1817, il generale José de San Martín attraversò le Ande per liberare Cile e Perù, eliminando così la minaccia spagnola. Centralisti e Federalisti (in spagnolo: Unitarios e Federales) furono in conflitto fino a quando nel 1853 venne istituita l'unità nazionale e promulgata la costituzione.
Investimenti stranieri e immigrazione dall'Europa portarono all'adozione delle moderne tecniche agricole nel paese.
Negli anni 1880, la "Conquista del deserto" soggiogò o sterminò le rimanenti tribù indigene della Pampa meridionale e della Patagonia.[3]
Dal 1880 al 1930, l'Argentina godette di una sempre maggiore prosperità e importanza grazie ad una economia volta all'esportazione, e la popolazione del paese aumentò di sette volte. Le forze conservatrici dominarono la politica argentina fino al 1916, quando i tradizionali rivali, i radicali, ottennero il controllo del governo. L'esercito costrinse nel 1930 Hipólito Yrigoyen a lasciare il potere, portando ad un altro decennio di governo conservatore. I cambiamenti politici portarono nel 1946 alla presidenza di Juan Perón, che cercò di dare più potere alla classe lavoratirce e aumentò notevolmente il numero di lavoratori sindacalizzati. La Revolución Libertadora del 1955 lo depose.
Il Presidente Juan Perón (1946).
Tra gli anni 1950 e gli anni 1970, un esercito morbido e amministrazioni civili deboli si scambiarono il potere. Durante quegli anni l'economia crebbe forte e la povertà declinò (meno del 7% nel 1975), ma divenne sempre più protezionista. Allo stesso tempo la violenza politica continuò a crescere. Nel 1973, Perón ritornò alla presidenza, ma morì nel giro di un anno. La sua terza moglie Isabel, sua vice presidente, gli successe in carica, ma il golpe militare del 24 marzo 1976 la depose.
Le forze armate presero il potere per mezzo di una junta autoincaricatasi del Processo di Riorganizzazione Nazionale, fino al 1983. Il governo militare represse l'opposizione e i gruppi terroristici di sinistra usando aspre misure illegali (la "Guerra Sporca"); migliaia di dissidenti "scomparvero", mentre il SIDE cooperò con la DINA e altri servizi segreti sudamericani, e con la CIA nell'Operazione Condor.
Molti dei capi militari che presero parte alla Guerra Sporca vennero addestrati nella School of the Americas finanziata dagli USA, tra i quali i dittatori argentini Leopoldo Galtieri e Roberto Viola. Problemi economici, accuse di corruzione, la ripulsione pubblica davanti agli abusi dei diritti umani, e infine la sconfitta del 1982 inflitta dai britannici nella Guerra delle Falkland, screditarono il regime militare argentino.
La democrazia venne ripristinata nel 1983.
Gli anni '90
Il governo radicale di Raúl Alfonsín si mosse per render conto dei "desaparecidos", stabilì il controllo civile delle forze armate e consolidò le istituzioni democratiche. I membri delle tre giunte militari vennero processati e condannati a morte. Il fallimento nella risoluzione dei problemi economici endemici e l'incapacità nel mantenere la fiducia dell'opinione pubblica portarono all'abbandono anticipato di Alfonsín, sei mesi prima che scadesse il suo mandato.
Il presidente Carlos Menem, nel 1991, impose un tasso di cambio fisso tra Peso e Dollaro per fermare l'iperinflazione e adottò delle estese politiche basate sul mercato, smantellando le barriere protezioniste e le regolamentazioni degli affari, e implementando un programma di privatizzazioni. Queste riforme contribuirono a un significativo aumento degli investimenti e della crescita, con prezzi stabili per gran parte degli anni 1990.
Verso la fine di questo decennio, un grande deficit fiscale e una sovravalutazione del Peso ancorato al Dollaro, causarono un graduale slittamento nella crisi economica. Alla fine dei suo mandato, nel 1999, questi problemi che si accumulavano e la corruzione percepita, resero impopolare Menem.
Proteste contro il corralito (2002).
Le amministrazioni di Menem e de la Rúa fronteggiarono una diminuita competitività nelle esportazioni, massicce importazioni che danneggiarono l'industria nazionale e ridussero l'impiego, un deficit fiscale e commerciale cronico, e il contagio di diverse crisi economiche. La crisi finanziaria asiatica del 1998 causò una fuoriuscita di capitale che sfociò nella recessione e culminò nella crisi economica nel novembre del 2001. Il mese seguente, in mezzo a sanguinose rivolte, il presidente de la Rúa si dimise.
Nel giro di due settimane, diversi presidenti si avvicendarono in rapida successione, fino alla nomina ad interim di Eduardo Duhalde come presidente dell'Argentina, da parte dell'assemblea legislativa, il 2 gennaio 2002. L'Argentina andò in default sulle sue obbligazioni internazionali. L'ancoraggio del Peso al Dollaro, vecchio di quasi undici anni, venne abbandonato, producendo un grosso deprezzamento della valuta e un picco di inflazione.
Con un tasso di cambio più competitivo e flessibile, la nazione implementò nuove politiche basate su reindustrializzazione, sostituzione di importazione, maggiori esportazioni e consistenti surplus fiscali e commerciali.
Per la fine del 2002 l'economia cominciò a stabilizzarsi.
Nel 2003, Néstor Kirchner venne eletto presidente. Durante la sua presidenza l'Argentina ristrutturò il suo debito in default con un forte sconto (circa il 75%) su molte obbligazioni, ripianò il suo debito con il Fondo Monetario Internazionale, rinegoziò contratti con i fornitori di servizi e nazionalizzò alcune industrie in precedenza privatizzate. Attualmente, l'Argentina sta godendo di un periodo di alta crescita economica e un miglioramento della stabilità politica.